\paperw9000 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 Non una forza politica interna assicurava la libertα dello Stato pontificio, bens∞ soltanto il suo particolare carattere di patr
imonio del papato e la logica interna alla stessa Controriforma, della quale la Spagna era la pi∙ fedele interprete. Per questo motivo, anche se a volte i pontefici furono in urto aperto con il re di Spagna, non corse mai serio rischio il loro possesso t
erritoriale, che una bolla di Pio V aveva dichiarato inalienabile (1567). Ben diversa era per≥ la situazione interna, che era sotto il contraccolpo della riluttanza dei nobili a sottoporsi al fiscalismo e allÆassolutismo pontificio e della situazione di
indigenza di una parte della sua popolazione: durante il pontificato di Gregorio XIII (1572-85) il malcontento esplose nel 1577 in una formidabile ondata di banditismo, che accomunava gente di bassa estrazione, come Marco Sciarra, e nobili imparentati co
n le pi∙ grosse famiglie come il duca di Montemarciano Alfonso Piccolomini, e durerα, taglieggiando e assassinando alle porte della stessa Roma, sino al 1595; contro di esso il pontefice Sisto V (1585-90) us≥ tutta la sua energia, innalzando a pi∙ ripres
e la forca nella stessa Roma e venendo ad accordi con gli stati confinanti per unÆazione comune contro i briganti. Pi∙ che dal terrore il banditismo sarα domato dalla bonifica delle paludi pontine iniziata dallo stesso Sisto V, dalle migliorie economiche
della parte settentrionale dello Stato pontificio e da un attenuarsi delle carestie. Su queste fragili basi statali (e il regresso economico almeno della parte laziale del territorio pontificio sarα sempre pi∙ rapido) si erge il grande sforzo controrifo
rmistico del papato di fine Cinquecento e del Seicento: ricordiamo la Roma rinnovata da unÆincessante attivitα edilizia (Sisto V, Paolo V e soprattutto Urbano VIII Barberini, protettore di Bernini e di Borromini) e la costante opera per sottrarre al mosa
ico feudale del tempo molte terre rivendicandole al dominio diretto della Chiesa: nel 1598, come si Φ detto, Clemente VIII incamer≥ la cittα di Ferrara, nel 1631 Urbano VIII il ducato di Urbino. Ancora Urbano VIII nel 1641 occup≥ a viva forza il ducato d
i Castro, che il duca di Parma e Piacenza Odoardo Farnese deteneva; ma dovette restituirlo tre anni dopo avendo con tale occupazione provocato una lega antipontificia di principi italiani; dove non riusc∞ Urbano VIII, riusc∞ invece il suo successore Inno
cenzo X, che nel 1649 occup≥ definitivamente il conteso ducato. Questa ricostruzione dellÆunitα dello Stato pontificio non and≥ per≥ esente dal risorgere di un antico fenomeno, quello del nepotismo: non pi∙ il grande nepotismo di Alessandro VI o di Paolo
III, capace di dar vita a degli stati per i propri parenti, ma il piccolo nepotismo dei favori, delle pensioni e delle prebende.